Il terremoto alle porte di Roma

Giovanni Diaferia, Ph.D., Università di Roma Tre e Angela Stallone, Ph.D., INGV

 

Il 23 giugno, un terremoto di magnitudo 3.6 ha avuto come epicentro la città di Colonna, a sud-est di Roma, tra il complesso vulcanico dei Colli Albani e la città di Tivoli, famosa per l’estrazione del travertino. Non si è quindi trattato di uno scuotimento dovuto a un forte terremoto nell’Appenino centrale, come inizialmente temuto.

 

Citation: Diaferia, G., and Stallone, A., (2019), Earthquake rumbles the gates of Rome, Temblor, http://doi.org/10.32858/temblor.033

 

Una cava di travertino non distante dalla zona del terremoto. Questi blocchi, formatisi per effetto di precipitazione di carbonato di calcio, calore e pressione, diventeranno materiale di costruzione.

 

Quando la sera del 23 giugno un forte scuotimento è stato avvertito a Roma e nei dintorni, si è temuto il peggio. Non trattandosi di un’area altamente sismica, qui la popolazione tende ad associare gli scuotimenti sismici a terremoti distanti dell’area centro-appenninica. Inevitabilmente, è ancora molto vivo il ricordo delle centinaia di vittime degli eventi sismici del centro Italia nel 2016-2017.

Tanto lo spavento, ma fortunatamente questa volta le cose sono andate diversamente.  L’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha infatti rilevato un evento di magnitudo Mw=3.6 con epicentro nei dintorni della città di Colonna, 34 km a sud-est di Roma. Non sono stati registrati danni a persone o cose e gli effetti maggiori (oscillazioni di liquidi e lampadari) sono stati avvertiti entro un raggio di 20 km, come testimoniato dalle migliaia di segnalazioni spontanee al sito INGV “Hai sentito il terremoto?”.

Il terremoto ha colpito un’area a moderato rischio sismico, dove è abbastanza probabile che un terremoto di magnitudo 6 (circa 30.000 volte più potente di un magnitudo 3.6) possa avvenire in un periodo di tempo paragonabile alla vita media di un uomo.

 

Quale origine?

L’epicentro del sisma si trova nelle vicinanze del complesso vulcanico dei Colli Albani, protagonista di eventi eruttivi significativi avvenuti tra 560 e 350 mila anni fa ed attivo fino a poche decine di migliaia di anni fa. Un dettaglio notato da diversi cittadini che, sui social, hanno iniziato a chiedersi se il terremoto del 23 giugno non fosse associato ad una possibile ripresa dell’attività vulcanica. Tale ipotesi è stata prontamente smentita dai dati delle Rete Sismica Nazionale, che hanno evidenziato l’origine tettonica dell’evento, mettendolo in relazione ad una faglia di natura estensiva orientata secondo la direzione NO-SE, e parallela alle numerose e ben note strutture tettoniche dell’Appenino centrale. 

 

Cosa sappiamo?

Uno studio diretto di questa faglia non è fattibile, in quanto gli spessi depositi vulcanici ne precludono ogni evidenza superficiale. Tuttavia, è possibile fare delle deduzioni sulla base di evidenze indirette: in passato, alcuni studi svolti dall’Università di Roma Tre (per esempio, De Rita et al., 1995; Faccenna et al., 1994) avevano suggerito la presenza di un complesso di faglie attive sepolte al di sotto dei depositi vulcanici del Pleistocene. Tali ricerche avevano come oggetto gli spessi depositi di travertino nell’area a est di Roma (specialmente attorno alla città di Tivoli, poco a nord rispetto all’epicentro del terremoto del 23 giugno), le cui diverse caratteristiche chimico-fisiche e differenti spessori furono spiegati alla luce di eventi sismici passati. Anche grazie alle indagini geofisiche ed in pozzo che furono effettuate, utili a chiarire i rapporti spaziali tra i depositi di travertino affioranti nell’area, venne ipotizzata l’esistenza di una struttura tettonica di tipo estensionale con componente trascorrente. Data la natura estensionale del recente evento di Colonna, è probabile quindi che abbia interessato proprio questa struttura. In altre parole, il terremoto del 23 giugno sarebbe una prova indiretta dell’ipotesi degli studiosi. 

 

Mappa geologica della città di Roma e dintorni. La posizione dell’epicentro del terremoto di Colonna è coerente con la struttura tettonica ipotizzata in diversi studi precedenti. Da Faccenna et al. (2008).

 

Questo dimostra che lo studio delle caratteristiche geologico-strutturali del territorio e del sottosuolo è uno strumento essenziale per l’individuazione di faglie attive ma non direttamente individuabili in superficie. In tal modo, è possibile migliorare la stima di pericolosità sismica di una certa area, con evidenti ricadute nella gestione e pianificazione territoriale.

Si ringrazia Claudio Faccenna e Andrea Sembroni per le referenze e Luigi De Filippis per la fotografia della cava di travertino.

Bibliografia

INGV

De Rita D., Faccenna C. Funiciello R. & Rosa C. (1995). Structural an geological evolution of the Colli albani volcanic district. In: The Volcano of the Alban Hills, eds. R. Trigila, 33-71, Rome.

Faccenna C. (1994). Structural and hydrogeological features of Pleistocene shear zones in the area of Rome (Central Italy). Annali di Geofisica, vol. .37, 1, 121-133

Faccenna C., Funiciello R., Montone P., Parotto M., Voltaggio M. (1994). An example of late Pleistocene strike-slip tectonics: the Acque Albule basin (Tivoli, Latium). Memorie descrittive della carta geologica d’Italia, vol.XLIX, 63-76.

Faccenna, C., Soligo, M., Billi, A., De Filippis, L., Funiciello, R., Rossetti, C., & Tuccimei, P. (2008). Late Pleistocene depositional cycles of the Lapis Tiburtinus travertine (Tivoli, Central Italy): possible influence of climate and fault activity. Global and Planetary Change63(4), 299-308.