Citation: Stallone, A., Diaferia G., 2018, Mt. Etna eruption likely reactivated Fiandaca Fault, Temblor, http://doi.org/10.32858/temblor.002
by Angela Stallone, Ph.D., and Giovanni Diaferia, Ph.D.
Il “gigante buono”. “Mamma”. “Sua Maestà”. Così i Siciliani usano chiamare l’Etna, uno dei vulcani più attivi e monitorati al mondo.
Formatosi un milione di anni fa, l’Etna è il vulcano più alto d’Europa con i suoi 3324 m di altezza. Viene definito ‘stratovulcano’ in quanto caratterizzato da alternanze di ceneri/pomici e colate laviche, prodotti di eruzioni esplosive ed effusive, rispettivamente. La particolare composizione chimica e l’elevata temperatura (> 1100°C), rendono le lave abbastanza fluide e capaci di percorrere anche notevoli distanze, minacciando i vicini centri abitati dell’area etnea. Particolarmente temuto è il fenomeno dell’ingrottamento, ovvero il fluire della lava al di sotto di “tunnel” di lava solidificata.
Nell’eruzione del 1669, per esempio, la lava coprì una distanza tale da lambire la città di Catania, distruggendo parte delle mura. A sancire l’inizio di questa fase eruttiva (una delle più distruttive) vi furono continue scosse nella zona di sud-est, di intensità via via maggiore. In aree vulcaniche, difatti, c’è una diretta connessione tra eventi vulcanici e sismici, questi ultimi indotti dalla risalita di fusi magmatici e gas.
Una nuova fessura si è creata sul fianco orientale
Per gli abitanti dell’area etnea, più di 950,000, questo è stato un Natale difficile e, probabilmente, lo saranno anche i giorni a venire. Come spiegato dagli esperti dell’INGV, l’intrusione di magma nel fianco sud-orientale del vulcano ha portato alla formazione di una nuova frattura, lunga circa 2 km.
L’intrusione di materiale magmatico ha generato una consistente deformazione del suolo (rilevata dai sensori GPS) ed una ridistribuzione dello stress sulle faglie limitrofe – quella di Fiandaca, afferente al sistema di faglie normali delle Timpe, in particolare. Ne è conseguito un intenso sciame sismico, tuttora attivo. Nello specifico, sono state registrate quattro scosse con magnitudo locale ML >= 4, tutte estremamente superficiali (profondità di circa 1-2 km): le prime due nei pressi di Zafferana Etnea, 46 km da Catania (ML=4 e ML=4.3), la terza a Ragalna, 28 km da Catania (ML=4). L’ultima è avvenuta nella notte del 26 dicembre a Viagrande, 15 km da Catania (Mw=4.9). L’evento ha causato il ferimento di alcune persone e danni a diverse abitazioni nei pressi di Zafferana Etnea. Al momento in cui scriviamo, si contano 600 sfollati.
Una sorpresa?
No. Secondo i modelli di pericolosità sismica per l’area etnea, il fianco orientale dell’Etna si distingue per un’elevata probabilità di eventi fortemente dannosi nel breve termine (5, 10, 20 anni). La ragione è da ricercarsi nel sistema di faglie normali delle Timpe, molto attivo dal punto di vista sismico, sia per quel che riguarda il numero di eventi che per l’intensità degli stessi (con una media di un evento fortemente dannoso ogni 20 anni).
Lo sciame sismico in atto, che sembra essere legato all’attivazione della faglia di Fiandaca, una delle faglie principali del sistema di Timpe, non è dunque una sorpresa. Al contrario, conferma quanto suggerito dai modelli di pericolosità sismica.
Un fianco instabile ed in movimento
Il fianco sud-orientale dell’Etna si muove lentamente verso mare, come riportato da diversi studi. L’ultimo, pubblicato su Science Advances (Urlaub et al., 2018), ha confermato questa ipotesi sulla base di nuovi dati geodetici. Alcuni scienziati sostengono che questo movimento, che si verifica ad una velocità dell’ordine di cm/anno, è principalmente controllato dalla gravità, mentre altri sostengono che sia innescato dall’intrusione del magma. Altri ancora, e siamo più d’accordo con quest’ultima interpretazione, ritengono che il lento scivolamento del fianco sia il risultato della combinazione di gravità e intrusione del magma. Di conseguenza, una grande eruzione potrebbe temporaneamente favorire il processo di scorrimento del fianco, già in atto a causa della gravità. Con l’acquisizione di nuove conoscenze sui processi dinamici che influenzano l’instabilità dell’Etna, i modelli di pericolosità sismica possono essere significativamente migliorati.
Un presagio?
A Pennisi, frazione di Acireale, è crollata la statua di Sant’Emidio, protettore dai sismi. La notizia, diffusa sui social media, è stata da molti interpretata come un brutto presagio. Eventi come le eruzioni vulcaniche ed i terremoti richiamano, comprensibilmente, i nostri timori atavici. Tuttavia, dovremmo sforzarci di affrontare tali fenomeni naturali con razionalità e lucidità, conoscendo i rischi cui la nostra area è soggetta e proteggendo le nostre case in modo appropriato.
Referenze
INGV
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