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La recente eruzione dell’Etna ha probabilmente riattivato la faglia di Fiandaca

Citation: Stallone, A., Diaferia G., 2018, Mt. Etna eruption likely reactivated Fiandaca Fault, Temblor, http://doi.org/10.32858/temblor.002

by Angela Stallone, Ph.D., and Giovanni Diaferia, Ph.D.

Il “gigante buono”. “Mamma”. “Sua Maestà”. Così i Siciliani usano chiamare l’Etna, uno dei vulcani più attivi e monitorati al mondo.

Formatosi un milione di anni fa, l’Etna è il vulcano più alto d’Europa con i suoi 3324 m di altezza. Viene definito ‘stratovulcano’ in quanto caratterizzato da alternanze di ceneri/pomici e colate laviche, prodotti di eruzioni esplosive ed effusive, rispettivamente. La particolare composizione chimica e l’elevata temperatura (> 1100°C), rendono le lave abbastanza fluide e capaci di percorrere anche notevoli distanze, minacciando i vicini centri abitati dell’area etnea. Particolarmente temuto è il fenomeno dell’ingrottamento, ovvero il fluire della lava al di sotto di “tunnel” di lava solidificata.

Nell’eruzione del 1669, per esempio, la lava coprì una distanza tale da lambire la città di Catania, distruggendo parte delle mura. A sancire l’inizio di questa fase eruttiva (una delle più distruttive) vi furono continue scosse nella zona di sud-est, di intensità via via maggiore. In aree vulcaniche, difatti, c’è una diretta connessione tra eventi vulcanici e sismici, questi ultimi indotti dalla risalita di fusi magmatici e gas.

 


La sequenza è iniziata il 24 Dicembre 2018, indebolendosi a partire dal 25 Dicembre. Nonostante questo, nella notte del 26 Dicembre, un terremoto di magnitudo Mw 4.9 ha interessato l’area, senza essere seguito da una sequenza di aftershocks, circostanza abbastanza inusuale (dati da EMSC).

 

Una nuova fessura si è creata sul fianco orientale

Per gli abitanti dell’area etnea, più di 950,000, questo è stato un Natale difficile e, probabilmente, lo saranno anche i giorni a venire. Come spiegato dagli esperti dell’INGV, l’intrusione di magma nel fianco sud-orientale del vulcano ha portato alla formazione di una nuova frattura, lunga circa 2 km.

L’intrusione di materiale magmatico ha generato una consistente deformazione del suolo (rilevata dai sensori GPS) ed una ridistribuzione dello stress sulle faglie limitrofe – quella di Fiandaca, afferente al sistema di faglie normali delle Timpe, in particolare. Ne è conseguito un intenso sciame sismico, tuttora attivo. Nello specifico, sono state registrate quattro scosse con magnitudo locale ML >= 4, tutte estremamente superficiali (profondità di circa 1-2 km): le prime due nei pressi di Zafferana Etnea, 46 km da Catania (ML=4 e ML=4.3), la terza a Ragalna, 28 km da Catania (ML=4). L’ultima è avvenuta nella notte del 26 dicembre a Viagrande, 15 km da Catania (Mw=4.9). L’evento ha causato il ferimento di alcune persone e danni a diverse abitazioni nei pressi di Zafferana Etnea. Al momento in cui scriviamo, si contano 600 sfollati.

Una sorpresa?

No. Secondo i modelli di pericolosità sismica per l’area etnea, il fianco orientale dell’Etna si distingue per un’elevata probabilità di eventi fortemente dannosi nel breve termine (5, 10, 20 anni). La ragione è da ricercarsi nel sistema di faglie normali delle Timpe, molto attivo dal punto di vista sismico, sia per quel che riguarda il numero di eventi che per l’intensità degli stessi (con una media di un evento fortemente dannoso ogni 20 anni).
Lo sciame sismico in atto, che sembra essere legato all’attivazione della faglia di Fiandaca, una delle faglie principali del sistema di Timpe, non è dunque una sorpresa. Al contrario, conferma quanto suggerito dai modelli di pericolosità sismica.

 

In Italia, l’eccellente documentazione storica dei terremoti rappresenta una risorsa unica per i modelli di pericolosità sismica. Sulla sinistra: massimo scuotimento del suolo osservato a partire dal 1600 (Azzaro et al., 2013a). Sulla destra: valori più probabili dello scuotimento del suolo attesi nei prossimi 20 anni (Azzaro et al., 2013a). L’evento del 26 Dicembre è dunque coerente con quanto previsto dal modello probabilistico.

 

Un fianco instabile ed in movimento

Il fianco sud-orientale dell’Etna si muove lentamente verso mare, come riportato da diversi studi. L’ultimo, pubblicato su Science Advances (Urlaub et al., 2018), ha confermato questa ipotesi sulla base di nuovi dati geodetici. Alcuni scienziati sostengono che questo movimento, che si verifica ad una velocità dell’ordine di cm/anno, è principalmente controllato dalla gravità, mentre altri sostengono che sia innescato dall’intrusione del magma. Altri ancora, e siamo più d’accordo con quest’ultima interpretazione, ritengono che il lento scivolamento del fianco sia il risultato della combinazione di gravità e intrusione del magma. Di conseguenza, una grande eruzione potrebbe temporaneamente favorire il processo di scorrimento del fianco, già in atto a causa della gravità. Con l’acquisizione di nuove conoscenze sui processi dinamici che influenzano l’instabilità dell’Etna, i modelli di pericolosità sismica possono essere significativamente migliorati.

 

Rappresentazione grafica del modello proposto da Rasà et al. (1996), secondo cui il fianco sudorientale dell’Etna è in lento scivolamento verso mare. Tale processo può attivare faglie periferiche come quella di Fiandaca e, in misura minore, anche la porzione instabile delimitata dalla linea con ‘?’

Un presagio?

A Pennisi, frazione di Acireale, è crollata la statua di Sant’Emidio, protettore dai sismi. La notizia, diffusa sui social media, è stata da molti interpretata come un brutto presagio. Eventi come le eruzioni vulcaniche ed i terremoti richiamano, comprensibilmente, i nostri timori atavici. Tuttavia, dovremmo sforzarci di affrontare tali fenomeni naturali con razionalità e lucidità, conoscendo i rischi cui la nostra area è soggetta e proteggendo le nostre case in modo appropriato.

 

Referenze

INGV

Azzaro, R., Barbano, M. S., D’Amico, S., Tuvè, T., Albarello, D., & D’Amico, V. (2008). First studies of probabilistic seismic hazard assessment in the volcanic region of Mt. Etna (southern Italy) by means of macroseismic intensities. Bollettino di Geofisica Teorica e Applicata, 49(1), 77-91.

Azzaro, R., D’Amico, S., Peruzza, L., & Tuvè, T. (2013). Probabilistic seismic hazard at Mt. Etna (Italy): the contribution of local fault activity in mid-term assessment. Journal of volcanology and geothermal research, 251, 158-169.

Azzaro, R., Bonforte, A., Branca, S., & Guglielmino, F. (2013). Geometry and kinematics of the fault systems controlling the unstable flank of Etna volcano (Sicily). Journal of volcanology and geothermal research, 251, 5-15.

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Lundgren, P., Casu, F., Manzo, M., Pepe, A., Berardino, P., Sansosti, E., & Lanari, R. (2004). Gravity and magma induced spreading of Mount Etna volcano revealed by satellite radar interferometry. Geophysical Research Letters, 31(4).

Rasà, R., Azzaro, R., & Leonardi, O. (1996). Aseismic creep on faults and flank instability at Mount Etna volcano, Sicily. Geological Society, London, Special Publications, 110(1), 179-192.

Rust, D., & Neri, M. (1996). The boundaries of large-scale collapse on the flanks of Mount Etna, Sicily. Geological Society, London, Special Publications, 110(1), 193-208.

Urlaub, M., Petersen, F., Gross, F., Bonforte, A., Puglisi, G., Guglielmino, F., … & Kopp, H. (2018). Gravitational collapse of Mount Etna’s southeastern flank. Science advances, 4(10), eaat9700.